LA VASCA DI RESTRIZIONE SENSORIALE E IL SUO INVENTORE JOHN LILLY

LA VASCA DI RESTRIZIONE SENSORIALE E IL SUO INVENTORE JOHN LILLY

LA VASCA DI RESTRIZIONE SENSORIALE E IL SUO INVENTORE JOHN LILLY

di Massimiliano Palmieri
Pubblicato sul blog il 7/12/2024

La prima vasca di restrizione sensoriale fu messa a punto dal dott. J.C. Lilly, medico studioso di psicoanalisi e specializzato in neuropsicologia. Mentre si occupava della questione dell’origine dell’attività conscia del cervello, scoprì che, all’interno della vasca, l’assenza dei normali stimoli a cui siamo abituati (luce, suoni, odori, la percezione della forza di gravità, le sensazioni tattili) proiettava la mente in stati elaborati d’esperienza interna. Le moderne vasche di galleggiamento costituiscono un’evoluzione della vasca che Lilly utilizzò: costruite in vetroresina, sono riempite con una soluzione satura di sali di Epsom (MgSO4-7H2O), il che equivale a una salinità pari a circa cinque volte quella del mare, dunque galleggiare diviene possibile in soli venti centimetri di liquido. La temperatura dell’acqua è la stessa dell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle, per cui il contatto con questa è quasi impalpabile.In questo modo, quindi, si riesce a creare un ambiente totalmente insonorizzato, buio, termoregolato e dalla straordinaria capacità di galleggiamento, resa possibile dalla soluzione salina, che crea condizioni di riduzione della gravità e facilita il rilassamento muscolare. La limitazione delle stimolazioni provenienti dall’esterno produce un fenomeno chiamato risposta parasimpatica, dove tensione muscolare, pressione sanguigna, battito cardiaco e consumo di ossigeno si autoregolano raggiungendo condizioni ottimali, così come la produzione di ormoni legati allo stress, come adrenalina, cortisolo e acetilcolina, che vengono sostituiti dalle benefiche endorfine. Anche le onde cerebrali si modificano: dallo stato beta (attività di veglia cosciente) si passa allo stato alpha (rilassamento senza pensieri), fino a giungere allo stato theta (rilassamento profondo), che si sperimenta di norma pochi istanti prima di addormentarsi.

Per comprendere davvero le potenzialità di questo strumento, però, è necessario conoscere alcuni frammenti della vita di Lilly. Il neuroscienziato statunitense nacque nel 1915 nel Minnesota, si laureò al California Institute of Technology e ricevette il Dottorato in Medicina all’Università della Pennsylvania nel 1942. Nel 1957 concluse il training per divenire psicoanalista. Lavorò in vari settori della scienza, dalla biofisica alla neurologia, dall’elettronica alla neuroanatomia. Inizialmente interessato allo studio dell’intelligenza dei delfini e alla comunicazione uomo-delfino, ebbe la possibilità di utilizzare l’LSD nei suoi esperimenti con questi mammiferi, oltre che nelle sessioni con la vasca di restrizione sensoriale, alla quale associò anche altre sostanze, come la Ketamina. Furono proprio le numerose esperienze con la vasca in combinazione con queste droghe che gli permisero di sviluppare varie teorie sul funzionamento del cervello umano, e in particolare sulla sua possibilità di “riprogrammazione”. Nel 1954, quando era al National Institut of Mental Health a Bethesd, dove lavorava sulla fisiologia del cervello, Lilly mise a punto il suo primo prototipo modificando le vecchie vasche che la marina americana utilizzava per addestrare i suoi subacquei. I precedenti studi neurofisiologici avevano ipotizzato che era a causa degli stimoli esterni che continuamente bombardavano il cervello che questo restava sveglio. In altri termini, si pensava che fosse necessaria una stimolazione costante per mantenere il cervello nello stato di veglia. L’esperimento che Lilly formulò, al contrario, era quello di isolare l’uomo da tutti gli stimoli esterni, fino a un limite fisicamente sopportabile, e vedere quali esperienze ne sarebbero scaturite. Decise, insieme al collega Joy Shurley, che sarebbero stati proprio loro i primi soggetti sperimentali. A quel tempo si trattava di un vero e proprio salto nel vuoto, senza contare che fino ad allora l’opinione prevalente circa la restrizione sensoriale era che potesse addirittura provocare la follia. L’ipotesi sviluppata da Lilly, invece, era che il cervello si sarebbe addormentato, il che in termini psicofisiologici significava il transito sul tracciato elettroencefalografico verso le onde caratteristiche del sonno, dall’alpha (fra 8 e 11 Hz) alla banda theta (fra 3,5 e 7,5 Hz), fino alla frequenza delta (meno di 3,5 Hz) del sonno profondo. Con il primo galleggiamento, Lilly fece un’importante scoperta: anziché stressante e folle, l’esperienza dell’isolamento sensoriale si rivelò profondamente rilassante. Ben presto, però, ci si accorse che l’ipotesi di partenza non poteva essere confermata: in assenza completa di stimoli esterni, nell’essere umano si costituiva una consapevolezza molto elevata e una crescente esperienza sensoriale, mentre le onde eegrafiche si assestavano sulla frequenza theta, caratteristica dello stato di transizione dalla veglia al sonno. Dopo qualche decina d’ore d’esperienza, si potevano sperimentare quei fenomeni descritti dalla letteratura come sogni, stati mistici e di trance.

Questi esperimenti diedero a Lilly una potente spinta, soprattutto a livello interiore, e quando, ormai al Communications Research Institute in Florida, nel 1964, riuscì a costruire un’altra vasca e a introdurre l’LSD nei suoi esperimenti, decise di modificarne un aspetto centrale, introducendo i Sali di Epsom e sfruttando così la possibilità di galleggiare da supini. Senza saperlo, fece decine di ore di meditazione profonda alla scoperta della propria coscienza. Solo dopo, leggendo la letteratura specifica, scoprì che gli stati da lui vissuti erano simili a quelli ottenuti con altre tecniche. La ragione principale che spinse Lilly così a fondo negli esperimenti con la vasca fu l’enorme curiosità per la natura della realtà, e in particolar modo per ciò che viene costruito dal singolo, per ciò che è specifico per il singolo, invischiato dalle sue convinzioni e dai suoi “meta-programmi”.
 «È come se, negli anni della nostra formazione per divenire adulti, ci fossimo riforniti di un certo numero di programmi software piuttosto limitati». Lilly sosteneva, inoltre, che «siamo tutti schiavi di loops, modelli ripetitivi, dei quali abbiamo la tendenza a servirci in modo sempre uguale, anche quando le situazioni che ci si presentano sono completamente nuove e richiederebbero l’utilizzo di un qualche nuovo programma più adeguato».
 «Come viaggiatori dell’ignoto, abbiamo la possibilità di evolvere attraverso l’abbandono di queste convinzioni, attraverso la disattivazione dei vecchi programmi e l’inserimento di nuovi e più versatili».

La persona impegnata in un’esplorazione personale, sia essa motivata dal bisogno di una cura o dalla semplice brama di conoscenza, a un certo punto si trova di fronte a uno o più ostacoli: «Sono le convinzioni da trascendere» scriveva Lilly, poiché «nascosto dal proprio Sé, sta un assortimento di credenze che controlla il proprio pensiero, le proprie azioni e i propri sentimenti». Queste ipotesi, che Lilly andava sviluppando grazie ai suoi esperimenti, trovano oggi conferma nelle ricerche della neurofisiologia degli stati di coscienza. L’elevata consapevolezza e la crescente esperienza sensoriale che Lilly notava all’interno della vasca, si traducono dal punto di vista neurofisiologico in un cambio dell’attività cerebrale che vira verso lo stato theta. A livello psicofisiologico, questo è caratterizzato da un profondo rilassamento somatico, con la cessazione dei movimenti volontari, la diminuzione del tono muscolare, della frequenza cardiaca e di quella respiratoria mentre, a livello nervoso centrale, il correlato neurofisiologico più importante è l’alta densità elettroencefalografica, propria del ritmo theta. A livello mentale, lo stato ipnagogico si caratterizza per la presenza di un notevole numero di fenomeni; si assiste al cambiamento della processualità con cui si svolge il pensiero, al passaggio dal processo secondario, logico-critico, al processo primario, associativo-intuitivo. In realtà, i due processi coesistono e si alternano l’un l’altro in modo continuo, cosicché la coscienza della veglia è come “spettatrice” di un’esperienza che in un certo qual modo sfugge al suo controllo. Si ritiene che la comparsa del processo primario corrisponda a una vera e propria attivazione della coscienza del sogno che, dunque, coesisterebbe con quella della veglia, alternandosi a essa fin dall’inizio del sonno stesso.

È qui che l’ipotesi di Lilly circa le potenzialità di ri-programmazione del cervello umano possono divenire realtà e andare a lavorare su quei loops che riteneva impedissero l’evoluzione della coscienza umana. Dice lo stesso John Lilly: «La vasca è un ambiente ridotto che permette di iniziare la meditazione da un livello raggiungibile, al di fuori di essa, solo dopo molte ore di lavoro inibitorio delle percezioni sensoriali e dopo molto, molto tempo speso. Senza distrazioni è invece possibile concentrarsi sulle percezioni interne e immergersi nella propria mente fin da subito».

Tratto da Oltreconfine 11 – Psicotropia, Spazio Interiore 2013

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