L’ETERNA DANZA DELLA LUNA E DEL SOLE
I parte
di Lidia Fassio
Pubblicato sul blog il 28/06/2025
Gli antichi erano grandi osservatori del cielo e in esso cercavano le chiavi di lettura della loro vita. Consideravano le stelle e i pianeti delle vere e proprie divinità e vi proiettavano le loro attese, inquietudini e speranze. Ovviamente, i due astri che più li affascinavano per grandezza e luminosità erano la Luna e il Sole, che in astrologia vengono chiamati luminari per la loro capacità di illuminare, riscaldare e far crescere la vita sulla Terra. Da sempre la Luna è stata considerata la compagna del Sole: guardandola dalla Terra, infatti, sembrava avere esattamente le sue stesse dimensioni, cosa che per gli osservatori antichi, che potevano affidarsi solo ai cinque sensi, aveva un preciso valore, che trovava conferma nella perfetta sovrapposizione tra i due astri durante le eclissi totali di Sole. Fu così che le due stelle vennero definite i genitori del mondo per la loro capacità di illuminare e guidare gli abitanti della Terra.
Non solo l’uomo fu incuriosito dalla danza di questi due astri, ma presto iniziò a collegare i loro movimenti a determinati fenomeni umani e ambientali: intuì ad esempio l’influenza della Luna sull’andamento dei raccolti e iniziò a suddividere l’anno in mesi sulla base del suo movimento regolare, tenendo invece il Sole come punto di riferimento per scandire il passaggio tra il giorno e la notte. L’alternarsi del Sole e della Luna in cielo doveva apparire agli antichi come una danza: quando il Sole tramontava, sul mare o dietro ai monti, appariva la Luna, sua sposa o sorella.
Molti miti parlano di questo ciclo associando il Sole alla forza maschile, alla luce (simbolo della coscienza diurna), alla chiarezza, alla vitalità, all’ardore e all’eroismo, e connotando invece la Luna con i simboli dell’interiorità, della sensibilità, dell’oscurità (l’inconscio) e della capacità di nutrire e far crescere la vita.

La Luna possiede delle caratteristiche del tutto particolari: prima appare come una falce, poi cresce fino a diventare piena, e infine inizia a calare e a farsi sempre più piccola, fino a scomparire nel cielo chiudendo un ciclo e aprendone un altro. Ci volle molto tempo prima che l’uomo arrivasse a comprendere i legami tra il ciclo della Luna e quello della natura, ma quando ci riuscì, capì ad esempio l’importanza di seminare in un certo momento della lunazione piuttosto che in un altro, perché ciò che veniva piantato con la Luna crescente maturava molto più velocemente che con la Luna calante.
La Luna divenne quindi icona del femminile, prima legata a doppio filo all’archetipo della Grande Madre e poi a quello della Madre per via del suo legame con i raccolti e la fertilità della Terra. D’altronde, non è un caso che ancora oggi utilizziamo il termine Madre Natura riferendoci a questo immenso potenziale che ci circonda e che continua incessantemente ad alimentare la vita sulla Terra.
Osservando il movimento dei due luminari, l’uomo intuì la rotondità della Terra e divise il mondo in due grandi regni: quello supero, legato al Sole, e quello infero, oscuro e infido, connesso alla Luna. Queste due dimensioni furono collegate a loro volta con la vita degli uomini che, dopo essere nati e vissuti nel mondo supero, muoiono e si avventurano nel regno infero dove, dopo un lungo soggiorno, si preparano alla rinascita.
Questo contatto quotidiano con i luminari portò l’uomo a proiettare su di essi le proprie potenzialità; col tempo divenne naturale pensare al Sole come alla parte attiva della personalità e alla Luna come a quella ricettiva. Il Sole rappresenta ancora oggi il maschile (yang), corrispondente alla parte cosciente e al bisogno dell’uomo di distinguersi, di realizzarsi, di trovare un posto nel mondo, diventando forte e autentico per poter plasmare il suo futuro. La Luna al contrario incarna il femminile (yin), ovvero la parte ricettiva e intima dell’essere umano, connessa con i sentimenti, l’inconscio, le emozioni e la parte più sensibile e fantasiosa, quella capace di avvertire cosa si agita dentro di sé e negli altri, intimamente legata al mistero della vita che si rinnova ciclicamente, esattamente come si rinnova il ciclo solilunare nel cielo.
Senza dubbio, le prime civiltà agricole e stanziali, anche a causa della loro dipendenza dalla natura come unica fonte di sostentamento, si soffermarono molto sulla Luna, vista come Madre allorché generosa e provvida, e come Matrigna quando, negando i suoi favori, metteva a repentaglio la vita della tribù. Le prime società si reggevano su un sistema matriarcale e le religioni furono basate dapprima sul culto della Madre e in seguito su quello della Luna, astro su cui vennero proiettati la serenità e le grandi inquietudini che l’uomo provava quando si trovava solo e sperduto di fronte al potere della natura. Col tempo, la Luna divenne anche simbolo di fecondità; per un lungo periodo gli uomini pensarono che durante la notte fosse proprio il suo soffio vitale a fecondare le donne, ma anche quando tale credenza fu abbandonata, la Luna mantenne inalterata la propria simbologia.
L’uomo, tuttavia, guardava alla Luna con sentimenti molto contrastanti tra loro poiché questa incarnava i due lati della sua natura, quello luminoso e fecondo e quello più nascosto e inquietante. Se da un lato era abbagliato dall’onnipotenza della natura, che con generosità poteva fecondare, essere accogliente e protettiva, dall’altro temeva e cercava di porre argine al suo aspetto distruttivo che si manifestava nella scarsità dei raccolti, nei periodi di siccità e di carestia che mettevano a repentaglio la sicurezza e la vita delle persone. È proprio da questa paura che nacquero i rituali matriarcali incentrati sul culto della fertilità e della semina.

L’uomo proiettò sulla Luna le sue paure, le sue ansie e i suoi fantasmi interni. Si accorse che la luce della Luna era ambigua, capace di confonderlo e di fargli perdere il senno grazie al suo potere di contaminare le cose e distorcere gli stati d’animo umani; la Luna fu così caratterizzata dalla soggettività in contrapposizione all’obiettività e alla chiarezza del Sole. Nell’immaginario collettivo antico, la Luna diventò riflesso del sentire profondo dell’uomo, che variava a seconda del suo stato emotivo.
Così, sulla Luna sono state proiettate la nebulosità e la paura del futuro, le inquietudini e le premonizioni; è stata incolpata dei rapimenti della mente e della follia umana, e in epoca più moderna è diventata portatrice delle suggestioni dell’inconscio. Per contro, sono state attribuite alla Luna anche qualità positive come la fantasia, il sogno, l’empatia, la sensibilità e la capacità di ispirare gli artisti, insegnando loro a canalizzare i contenuti ancora intrappolati a livello inconscio e che premono per farsi riconoscere.

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